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LA MEMORIA SOMATICA
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Non puoi scappare dalla tua storia, perché il tuo corpo la porta con sé
La nostra vita non è solo una serie di eventi che si susseguono; è un'esperienza che viene registrata non solo nella nostra mente, ma anche nel nostro corpo.
Il concetto di memoria somatica ci rivela come il corpo sia un vero e proprio archivio vivente, una mappa geografica che custodisce le tracce delle nostre esperienze, specialmente quelle più intense e traumatiche.
Questa memoria non è come un ricordo che possiamo richiamare consciamente. È implicita, non dichiarativa, e si manifesta attraverso sensazioni fisiche e reazioni fisiologiche. Ad esempio, un'esperienza di paura passata può lasciare nel corpo una tensione muscolare cronica che continua a trasmettere un segnale di allarme, anche in assenza di un pericolo reale.
Il sistema limbico, con l'amigdala in primo piano, è la centralina di questo processo. È lì che le memorie implicite vengono immagazzinate, plasmando i nostri schemi di funzionamento interni e influenzando le nostre relazioni e la nostra autostima.
Questo sistema, in risposta a esperienze travolgenti, cerca di ristabilire l'omeostasi, la stabilità interna, attraverso meccanismi di autoregolazione che operano a livello subconscio e inconscio.
Quando il nostro sistema nervoso si trova di fronte a un'energia (una "carica") eccessiva, ad esempio a causa di un trauma o di stress cronico, il corpo la "contiene". Inizialmente, questa è una strategia di sopravvivenza. Tuttavia, se questa tensione persiste, diventa un'armatura corporea o un blocco. Le tensioni muscolari croniche non sono casuali, ma sono l'espressione diretta di traumi relazionali o di attaccamenti insicuri.
La postura, i movimenti e le tensioni di ogni individuo riflettono la sua storia. Pensa a una persona che ha vissuto in un ambiente insicuro: potrebbe sviluppare una postura chiusa, con le spalle ricurve, come per proteggersi. Questa armatura, pur essendo stata una difesa necessaria, diventa un ostacolo alla vitalità e alla presenza nel momento presente.
Il corpo e il cervello, per natura, preferiscono la familiarità. Amano ripetere ciò che in passato si è dimostrato efficace per la sopravvivenza, anche se ora non lo è più. Questo crea una forte resistenza al cambiamento.
Il processo di liberazione somatica, quindi, non è semplice. Richiede una forma di "sofferenza volontaria", ovvero la disponibilità a sentire e affrontare le sensazioni e le emozioni che il corpo ha bloccato per anni.
È un paradosso profondo: i meccanismi stessi che ci hanno protetto in passato diventano la fonte della nostra sofferenza attuale.
Liberare questi schemi significa chiedere al nostro sistema nervoso di rilasciare ciò che ha percepito come una strategia di sopravvivenza vitale.
Il lavoro somatico non mira a curare semplicemente i sintomi fisici, ma a facilitare un ritorno alla nostra "natura incondizionata ed essenziale". È un percorso di auto-ricordo, in cui ci risvegliamo dalla "auto-dimenticanza" in cui siamo intrappolati.
Attraverso pratiche come la respirazione consapevole e i movimenti somatici, possiamo imparare a connetterci con la saggezza intrinseca del nostro corpo. Questo processo, che coinvolge i tre centri (mentale, emotivo, fisico), ci permette di sciogliere i blocchi, rilasciare la carica contenuta e riportare l'attenzione al momento presente.
Affrontare questo percorso, sebbene impegnativo, offre benefici trasformativi:
La liberazione somatica, in definitiva, ci permette di superare le limitazioni della nostra personalità e di accedere a un modo di essere più autentico, vivo e vitale. Non è una semplice terapia, ma un vero e proprio cammino di evoluzione personale e spirituale.
Domanda per la riflessione: Quali sensazioni o tensioni nel tuo corpo potrebbero essere la manifestazione di una "memoria somatica" che hai bloccato?
